Forse avrai notato come i termini tecnici e in lingua inglese sovrabbondino nella nostra vita quotidiana e come a volte ci lasciano perplessi, perché non afferriamo subito il loro significato. Fra questi, shelf life non fa eccezione, anzi.
Traducendo le due parole singolarmente otteniamo “scaffale” e “vita”, quindi “vita su scaffale”. Bene, direi che ora possiamo iniziare a ragionare, non trovi anche tu? Come in tutto, le sfumature e i gradi di approfondimento sono innumerevoli; possiamo però cercare di dare una prima definizione a queste parole.
Cos’è la shelf life?
Con il termine shelf life si indica il periodo che un certo alimento può trascorrere sullo scaffale di botteghe e supermercati prima che diventi non più edibile e, quindi, nemmeno commercializzabile. Durante questo lasco temporale, che va dal confezionamento poco dopo la produzione, alla data riportata sull’etichetta, inevitabilmente il prodotto si deteriora, perde alcune sue qualità e caratteristiche, rimanendo però comunque commestibile. Probabilmente avrai notato anche tu la differenza tra un’insalata in busta qualche giorno dopo l’acquisto e a ridosso della scadenza.
I fattori che possono influenzarne la qualità sono svariati: il tipo di articolo stesso; la composizione chimica; la quantità d’acqua contenuta; la temperatura dell’ambiente in cui viene conservato; la presenza o meno di luce e umidità; i trattamenti a cui è stato sottoposto; il trasporto e il tipo di confezionamento. Ad esempio, utilizzare le macchine confezionatrici brevettate Lorapack per impacchettare con la tecnologia ad atmosfera modificata è un buon metodo per implementare la shelf life di un alimento.
E come capire quando quest’ultimo ha raggiunto la fine della sua “vita su scaffale”? Il primo che deve rispondere a questa domanda è il produttore: è lui, o lei, a doversi accertare per quanto ed entro quando l’articolo possa essere consumato. Può anche ricorrere a test in laboratorio, per avere una data il più precisa possibile.
E noi, invece, come facciamo? Le diciture che dobbiamo cercare sull’etichetta o sulla confezione sono due:
- “Da consumarsi entro il…”: indica la data di scadenza, il giorno entro cui quel particolare tipo di cibo deve essere assolutamente mangiato, onde evitare che diventi nocivo.
- “Da consumarsi preferibilmente entro il…”: indica il termine minimo di conservazione (tmc), il segnale d’allarme che ci avvisa della necessità di consumare l’alimento il prima possibile, anche qualche giorno dopo la data stampata. Più tempo trascorre dal limite indicato, più il prodotto si deteriora e perde le sue qualità.
Mistero svelato, quindi, non credi? Ora non solo il termine shelf life ha assunto un significato più chiaro, ma abbiamo anche capito la differenza tra data di scadenza e termine minimo di conservazione!